VBAC è un acronimo inglese che sta per Vaginal Birth After Cesarean, ovvero Parto Vaginale dopo Cesareo. Fu coniato negli Stati Uniti negli anni ’70 da Nancy Cohen, una giovane donna che dopo aver partorito con cesareo, nella successiva gravidanza sentiva il bisogno di partorire per le vie naturali e, quindi, iniziò a informarsi e a studiare per arrivare a ottenere di farlo. Da lei ebbe inizio un grande movimento la cui bibbia era “Silent Knife”, il suo libro (ancora solo in inglese).
In Italia il VBAC è chiamato anche “travaglio di prova”. Tuttavia questa definizione racchiude in sè un certo grado di incertezza e può suscitare sentimenti di inadeguatezza (come se le donne dovessero dimostrare di essere in grado di partorire, facendo appunto una prova). Il travaglio di prova dopo cesareo è un travaglio come tutti gli altri e pertanto può procedere senza alcun intoppo o andare incontro a complicanze.
In Italia si parla ancora troppo poco di VBAC, ma qualcosa sta iniziando a muoversi. Ginecologi e ostetriche che basano il loro sapere sulle evidenze scientifiche, gli studi e le raccomandazioni delle autorità sanitarie internazionali, sanno bene che a una donna con pregresso cesareo va data la possibilità di scegliere il VBAC, e questo senza scorretti allarmismi a suo svantaggio. È infatti dimostrato che sottoporre la donna a tagli cesarei ripetuti aumenta le possibilità di complicazioni e di mortalità materne e perinatali. Un rischio superiore a quello di mortalità dovuta a rottura dell’utero in caso di VBAC, solitamente paventato (secondo le linee guida del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists del Regno Unito del 2007, i rischi legati al VBAC riguardano un massimo di complicazioni di 74 casi su 10.000, mentre il cesareo presenta il rischio massimo di ca 300 casi su 10.000 di problemi respiratori per il feto).
Da quanto emerge dalle ricerche scientifiche disponibili a livello mondiale è che una donna ha il 76% di probabilità di riuscire a partorire per le vie naturali dopo un taglio cesareo. Non è male, ed è più della probabilità che ha oggi una donna incinta di sperare in un parto vaginale in Svizzera (66%!).
Ci sono però sono delle situazioni in cui il VBAC diventa una scelta più rischiosa e richiede un’attenta valutazione:
* Se il taglio cesareo fatto sull’utero non è orizzontale ma verticale o se sono state fatte precedenti incisioni significative sull’utero (interventi chirurgici).
* Se la donna ha precedenti evidenze di rotture di utero (anche semplici deiezioni).
* Se la struttura in cui si partorisce non ha competenze nell’assistere VBAC e non ha accesso rapido alla Sala Operatoria (in caso di esigenza di un cesareo d’urgenza occorre un accesso disponibile nel giro di una mezz’ora, in un caso di VBAC rischioso dovrebbe essere già pronta per operare).
* Pur non disponendo di evidenze scientifiche solide, si consiglia di valutare con cautela un VBAC nel caso di gravidanze gemellari, di intervallo breve tra il cesareo e il VBAC, e in caso di VBAC dopo 2 o più cesarei.
* Oltre a queste ci sono, chiaramente le controindicazioni che valgono anche per le gravidanze “normali”, come ad es. il caso di placenta previa.
Non vi sono controindicazioni a compiere una manovra esterna di rivolgimento di podalico su donne con precedente cesareo.
Quanto al peso del bambino stimato superiore ai 4 kg, Henci Goer nel libro “The thinking woman’s guide to a better birth” ricorda che le valutazioni con ultrasuoni sono piuttosto imprecise e cita alcuni studi secondo i quali il VBAC riesce nel 50-75% dei casi anche con un peso superiore a 4 kg.